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Recensore per caso

12/09/2012 7876 lettori
3 minuti

 

Il riferimento è al Libro Vocabolario Cas de na òlta inte ‘l parlà (Ricerche demologico – linguistiche) di Marcello Mazzucco "Conte" e Renata Manarin (Edizioni del Sale). Un tuffo nel passato, per molti sarà un ritrovarsi, per altri la scoperta di parole dal fascino antico perché nelle parole sono racchiusi tutti i tesori di un popolo.

 
Il volume è strutturato in quattro parti più un’appendice che chiude il libro: «Il dialetto di Casso nella Valle del Vajont (PN), peculiarità di una parlata periferica e ignorata». Parte aggiunta accessoria con punti particolari non trattati completamente nel testo. Ogni ripartizione comprende uno specifico argomento a sua volta suddiviso in sottotitoli. Le quattro parti sono: l’ambiente, la vita quotidiana, al lavoro, riti e tradizioni.
 
I presupposti danno certamente ad intendere la volontà di fare una recensione. Si è portati, almeno così si dice, per indole e per bisogno, a dare giudizi su qualsiasi cosa. Si è tutti recensori, quindi? In questo caso, però, così come in tutti gli altri, ci sono profonde differenze fra un dilettante e un professionista. «Continua è la speranza di tramutare in ricordi quanto crediamo di aver saputo sedimentare nella memoria. Si dice che tutto questo sia insito in ognuno di noi. Diversa e la cosa se l’emozione si deve trasmettere con professionalità: passare dal piacere individuale alla tecnica collettiva». Ragion per cui si deve essere soprattutto onesti: nel caso contrario non si è più credibile. E allora un escamotage è opportuno: confrontare le diverse rappresentazioni per trovare le note caratteristiche. Con lo stratagemma della riflessione, non solo si conosce, ma si è consapevoli, si sa, di conoscere.
 
Tenere nella giusta considerazione l’altrui comportamento, per il semplice riconoscimento dovuto, quantomeno si ha la condizione di un’attendibile base di partenza. Gli Autori hanno potuto usare un metodo certamente pratico e operoso: con intraprendenza e con spirito d’iniziativa. Ciascun capitolo ha l’evidenza di una metodologia espressiva e riflessiva a un tempo. Un elenco di vocaboli specifici e attinenti l’argomento trattato, fa da corollario, con distinti disegni e determinate fotografie, per completare con un’appropriata descrizione che ne esprime il concetto in ragione alla circostanza, al fatto di cronaca, alla lavorazione considerata; non tralasciando riti e tradizioni: religiosi o usanze popolari che fossero. Ritornando alle parole – riprendo dalla presentazione del libro - «sono racchiusi tutti i tesori di un popolo. Ci sono voci ed espressioni dialettali che dette in italiano perdono tutto il loro fascino e la loro pregnanza di significato». Peraltro mi è già capitato recriminare di non esserci cosa peggiore che agire in funzione di un significato approssimato piuttosto che della buona pratica consolidata dall’esperienza formativa: mettere ordine fra i concetti e collegarli fra loro con maggiore rapidità ed efficacia. Evidentemente, la coppia di autori, con zelante impegno, si è attenuta anche a questo e non solo.
 
Espressiva l’introduzione al libro. Spinge ad essere partecipe alla soddisfazione dell’Associazione «Insieme par Cas» nell’esaltare la paziente e metodica ricerca degli Autori per comporre l’Opera. Adeguata e puntuale l’espressione: «Dalla gente comune, dalle sue usanze, dal suo modo di comunicare traspare l’arte del vivere, attraverso i racconti che hanno spesso per oggetto l’operare con gioia per il bene comune». Così come sono ben evidenziate le «sfumature della vita della gente comune che viveva con grandi sacrifici e privazioni, ma nonostante ciò, riusciva a guardare ai problemi alle ingiustizie con grande determinazione, forza, speranza e coraggio».
 
Più tecnica, anche se succinta, ma con connotazioni pertinenti e specifiche, la presentazione dello stesso libro del Prof. Enzo Croatto, linguista e soprattutto come dialettologo ha contribuito anche con numerose pubblicazioni allo studio del ladino e degli altri dialetti dolomitici. Già nella parte introduttiva il professore non manca di evidenziare la validità e l’impegno profuso dagli Autori con intraprendenza e con spirito d’iniziativa: nessuno finora, a quanto risulta, ha mai pubblicato una raccolta di così prezioso materiale culturale. E di seguito mostra gratitudine agli artefici che hanno deciso di salvare e tramandare, dopo averla riscoperta e immortalarla in uno scritto che ne fissi nel tempo anche le sue caratteristiche linguistiche originali. «Nelle parole sono racchiusi tutti i tesori di un popolo».
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.